Itinerari in biciin VenetoLa città libera dalle auto
Bandiera del Leone In bicicletta a Venezia?
da Mestre a Venezia - Petizione contro il divieto delle bici a Venezia

Art. 28 bis (DIVIETO DI CIRCOLAZIONE DEI VELOCIPEDI NEL CENTRO STORICO DI VENEZIA)

  1. Nel Centro Storico di Venezia è vietata la circolazione dei velocipedi anche se condotti a mano.
  2. Il divieto di cui al comma precedente non si applica:
    1. Ai velocipedi condotti a mano dei residenti nel Centro Storico di Venezia limitatamente al percorso più breve tra la loro abitazione e Piazzale Roma ovvero l’imbarco sul trasporto acqueo in direzione Piazzale Roma, Lido, o le altre località dell’Estuario;
    2. Ai velocipedi condotti a mano limitatamente al tratto compreso tra Piazzale Roma, il ponte della Costituzione, la fondamenta Santa Lucia, calle Favretti fino alla congiungente perpendicolare tra lo spigolo ovest della chiesa degli Scalzi ed il Canal Grande;
    3. Ai velocipedi condotti da bambini di età pari o inferiore ad anni 8, ad esclusione dell’Area Marciana, Area Realtina, campo San Bortolomio, campo San Salvador, campo San Luca, campo San Fantin, campo San Moisè, Mercerie, calle larga XXII marzo, calle larga San Marco, Frezzeria, campo San Filippo e Giacomo, campo San Rocco e limitatamente ai seguenti orari: tra le 9.00 e le 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00.
  3. È in ogni caso vietato legare i velocipedi con catene, corde e simili agli elementi dell’arredo urbano.
  4. All’atto della contestazione della violazione del presente articolo, l’agente accertatore è autorizzato a porre in stato di fermo il velocipede e, se legato, a rimuoverlo nonché a custodirlo presso i propri uffici fino al pagamento della relativa sanzione amministrativa, anche in forma ridotta.
Vade retro ciclisti! Segnaletica folle a piazzale Roma
segnali in successione
Il ciclista che arriva a piazzale Roma si trova di fronte, poco prima del ponte di Calatrava, questa ineffabile coppia di segnali: il primo (a sinistra) proibisce l'accesso alle bici anche se condotte a mano; pochi metri più in là il contrordine: si può portare la bici a mano fino alla stazione di S. Lucia. In inglese, e chissà perché solo in inglese, diventa addirittura un obbligo (must). Poi davanti alla stazione, dove scatta il divieto effettivo non c'è traccia di cartelli!! Ancora una volta: le logiche del comune e della burocrazia sono ineffabili.

«Si può andare in bici a Venezia?»

La domanda può apparire strana per una città pedonale, ma in effetti può avere almeno due significati diversi:

Tanti anni fa lessi un articolo di Nantas Salvalaggio secondo cui a Venezia era consentito condurre biciclette in centro storico a condizione che la ruota anteriore fosse smontata; bizzarra norma che in pratica equivaleva a un divieto generalizzato.

In seguito la normativa è stata modificata variamente con un po' più di buon senso; qualche anno fa si leggeva all'art. 28:

"È inoltre vietata nei campi e nelle calli di Venezia la circolazione dei velocipedi, l'uso dei pattini a rotelle ..."

Insomma il divieto riguardava solo la circolazione in bici, quindi implicitamente era ammesso condurre le bici a mano. D'altra parte, sempre a livello di buon senso non ci sarebbe nemmeno bisogno di un divieto, bastano 400 è più ponti con i loro scalini a dissuadere chiunque o quasi dal portarsi dietro una bici per Venezia; se ne ricava solo una fatica supplementare e nessun vantaggio in termini di mobilità. E in effetti vedere qualcuno che si trascinava dietro la bici per le calli di Venezia era un fatto occasionale, ben poco frequente. O era un residente che si recava a piazzale Roma o più raramente un pendolare che arrivava a Venezia con la bici.

D'altra parte il fastidio che una bici senza bagagli e condotta a mano può arrecare alla circolazione pedonale non è certo maggiore di quello arrecato dai molto più frequenti carretti carichi di pacchi o da quelli della nettezza urbana, ben più ingombranti e anche pericolosi per le caviglie dei pedoni come il sottoscritto ha sperimentato sulla propria pelle a suo tempo. O delle mega-valigie trascinate su e giù per i ponti dai turisti.

Insomma l'obbligo di condurre a mano le bici era la soluzione più ragionevole, ragionando con un minimo di buon senso.

Ma nel 2016 il buon senso è stato mandato di nuovo in soffitta e la giunta Brugnaro, dopo aver lanciato una vera e propria crociata contro le biciclette in centro storico, ha modificato il regolamento di polizia urbana abrogando le norme dell'art. 28 in materia di velocipedi e aggiugendo un art. 28 bis, appositamente introdotto e riportato nel riquadro a destra. Di fatto è ora proibito portare le bici a Venezia anche se condotte a mano, con le due deroghe indicate nell'articolo stesso.


I cicloviaggiatori male informati

Che cosa ha spinto la giunta a un così discutibile provvedimento?

Probabilmente il fattore scatenante nasce dalla sempre maggior diffusione del cicloturismo in Europa, che spinge molti cicloviaggiatori europei a venire a Venezia in bici (o con il bici + treno) senza aver ben chiara la struttura della città, magari prenotando un albergo in centro e ritrovandosi poi a portare una bici carica di borse e quindi pesantissima su e giù per i ponti, una faticaccia che comporta anche qualche pericolo per il ciclista e per chi gli passa vicino sui ponti. E questo è certo un problema.

Ma è fondamentalmente un problema di cattiva informazione; chiunque conosca Venezia e voglia arrivarci come meta di un cicloviaggio, sa che l'opzione migliore è un'altra (che il sottoscritto sperimentò nel lontano 1994 quando ancora non risiedeva a Venezia): 1) fermarsi in terraferma (Mestre o Marghera) e prendervi alloggio in albergo, ostello, camping o quant'altro; 2) usare la bici alleggerita dei bagagli per andare e venire a Venezia centro storico, lasciando la bici in piazzale Roma e proseguendo a piedi per il centro. Ma se poi volesse almeno una volta portarsi la bici a mano nella Venezia storica giusto per qualche foto ricordo, che cosa ci sarebbe di tanto male?

Altra possibilità è quella di proseguire per il Lido, prendere alloggio lì, e poi fare avanti indietro con Venezia con motoscafi o vaporetti. Meno comoda e più costosa.

Bastava quindi fare una buona informazione che invitasse i cicloviaggiatori a prendere alloggio in terraferma o al Lido come sopra descritto. O magari obbligare gli alberghi del centro storico a chiarire bene sui siti tipo booking.com e al momento della prenotazione che è impraticabile arrivarci in bici. O se proprio si voleva emettere un divieto, proibire solo l'accesso a bici cariche di borse.

E i risultati della politica dei divieti sono stati pressoché nulli, come le grida manzoniane; per tutta l'estate cicloturisti carichi di borse continuarono ad arrivare a Venezia in piazzale Roma e alla stazione e si trovarono in una situazione assurda, dalla quale non so bene come siano usciti; di certo a Cannaregio se ne continuarono a vedere arrancare su e giù per i ponti. E Venezia ci fa una pessima figura. Mancanza di informazione, su questo fronte nulla è cambiato.


Il bicipark

Ancor più demenziale l'idea, nata forse da una mera trasposizione auto → bici, di realizzare, quasi fosse una compensazione, un bicipark al Tronchetto; a chi mai potrebbe giovare un bicipark al Tronchetto?

Per fortuna alla fine del 2017 è stato restaurato e rimesso in uso il bicipark a piazzale Roma, accanto all'ingresso del garage comunale; sono forse una dozzina di posti su due rastrelliere, ancora pochi in vista del periodo estivo e comunque pochi anche solo per i pendolari veneziani; c'è da sperare che altre aree siano attrezzate allo stesso modo, come il cortile vuoto dietro la coop o le aree a sud del piazzale ora come ora ridotta a un intasamento permanente di auto che cercano di parcheggiare, questo sì uno spettacolo che chiamerei indecoroso.

Andrebbe piuttosto scoraggiata la pretesa di arrivare in auto a Venezia! Se dipendesse da me, tanto più ora che c'è il tram, metterei un divieto di accesso alle auto private prima dei Pili! E andrebbe incoraggiato e premiato chi usa i mezzi pubblici o un mezzo salutare, poco ingombrante, che consuma solo energia umana, silenzioso e non inquinante come la bici.

Purtroppo questa giunta sembra perseguire una politica diametralmente opposta, incoraggiando e premiando a mani basse l'uso dell'auto (riduzione della ZTL ...) e creando viceversa ogni sorta di ostacoli all'uso della bici. Come chi vede la pagliuzza negli occhi degli altri e non vede la trave nei suoi, ecco che una bici legata a un palo o a una ringhiera viene additata come orribile offesa al decoro, mentre le miriadi di carcasse metalliche depositate lungo tutti i marciapiedi, in tutte le piazze, in ogni angolo di città e campagna sono tollerate anzi, appunto incoraggiate e premiate. Tanto può l'abitudine, l'assuefazione.

Si può sperare in un rinsavimento? In fondo sulla ZTL la giunta è passata dagli iniziali propositi di abolizione totale a consigli un po' più miti. E alla fin fine è stata proprio questa giunta a portare a compimento il progetto di una ciclabile per Venezia della quale si parlava da quasi vent'anni. Il margine per correggere la rotta ci sarebbe.


Il decoro

È offensivo vedere in giro per Venezia il cartello riportato a lato che usando una maccheronica lingua itangliana invita a rispettare Venezia e nel quale l'icona della bici e quella di un nuotatore sono affiancate a quella di un uomo che getta rifiuti a terra, mettendole sullo stesso piano di offesa al decoro, e confondendo comportamenti ben diversi. Un uomo che si tuffa in acqua e nuota nella città d'acqua per eccellenza? Dovrebbe essere cosa normale ... che poi oggigiorno il nuotatore corra il rischio di essere investito da un motoscafo, e magari anche qualche rischio sanitario, è tutt'altro discorso che non si capisce bene cosa c'entri col decoro; del resto ai tempi di quella Serenissima che si vuole rispettare, erano comuni i tuffi in acqua per esempio nelle lotte a pugni sui ponti.

E sempre ai tempi della Serenissima per calli e ponti passavano anche i cavalli, che usavano disseminare le calli delle loro deiezioni riducendole in uno stato di lordura ben descritto da Goethe nel suo Viaggio in Italia. Abitudine che i moderni cavalli d'acciaio non hanno proprio.

Anni fa ci fu persino un sindaco che in nome del decoro voleva obbligare tutti i visitatori di Venezia, a indossare giacca e cravatta per rispetto alla città!! Demenziale, e per fortuna non durò molto, ma ora ci risiamo con i provvedimenti demenziali in nome del decoro.

Ma forse la chiave di lettura di queste campagne per il decoro è l'equazione decoro = lusso o decoro = denaro. Venezia si riempie sempre più di luccicanti negozi di lusso mentre chiudono tanti negozi di base ... e dilagano i negozi di paccottiglia fatti su misura per turlupinare i turisti. Questi ultimi non sono menzionati nel suddetto cartello, ovviamente pecunia non olet e quindi questi negozi, che spesso espongono il maccheronico cartello, sono decorosissimi. Ancora una volta è la pecunia la misura di tutte le cose.




Fonti bibliografiche e collegamenti

X Per la verità su quel manifesto c'è anche l'immagine di un nuotatore; offensivo anche per i nuotatori oltre che per i ciclisti? Ma anche per i turisti che si tuffassero nei canali, il problema non è di decoro ma semmai igienico; al tempo dei dogi, nel cui nome si invoca il decoro, erano usuali le battaglie dei pugni sui ponti e i tuffi nei canali erano inevitabili.