La parola regime è in genere usata per definire un sistema politico che non ammette alternative a se stesso, e che anzi tende a eliminare ogni possibile alternativa. Dunque Regime nel senso di dittatura o di sistema totalitario, termini che anche questi si riferiscono a sistemi che non ammettono alternative a se stessi.
In questo senso l'egemonia dell'automobile (e della motocicletta sua stretta parente) costituisce un vero e proprio regime politico-economico i cui due pilastri economici sono l'industria automobilistica e quella petrolifera; regime che si applica ventiquattro ore su ventiquattro su ogni singolo km quadrato del territorio, che esige ed in buona parte ottiene il consenso assoluto della popolazione nonché dei mass-media. Non è proprio questo il profilo di un regime?
La riprova di questa situazione la si è avuta negli ultimi mesi del 2008 quando essendo molte industrie automobilistiche ridotte sull'orlo del fallimento, queste hanno lanciato una massiccia campagna mediatica tesa a sostenere che l'industria dell'auto insieme a quelle a lei collegate (il cosiddetto indotto) è un pilastro dell'economia, che non se ne può fare a meno, che se crollasse trascinerebbe con sé l'intera economia. Il classico argomento dei regimi appunto: Après moi, le deluge, "Dopo di me il diluvio". E subito i governi di mezzo mondo a cominciare da quello USA hanno dato fondo alle loro finanze per sostenere l'industria dell'auto e mantenere in vita questo regime.
Regime che qui somiglia a un tumore maligno che una volta installatosi in un organismo si estende a tal punto da diventare inoperabile, nel senso che un tentativo chirurgico di asportarlo rischierebbe di uccidere l'intero organismo.
Così è per il regime auto-moto che cresciuto ormai a dismisura fino a lordare e deturpare ogni angolo del pianeta, ha oggi il controllo quasi totale della stampa che è pressoché unanime nell'esaltarlo e appoggiarlo in ogni modo, dalle pagine dedicate ai motori ai fiumi di inchiostro spesi per esaltare quei gran premi motoristici che usurpano il nome di eventi sportivi.
E oltre al servilismo della stampa, la dittatura auto-moto ha anche le sue adunate oceaniche: non più in una piazza della capitale per acclamare il capo supremo e scandire slogan, ma su strade e autostrade dove le adunate oceaniche prendono il nuovo nome di ... oceanici ingorghi; qui i sostenitori del regime (alias automobilisti/motociclisti) si sfogano a scandire gli slogan di regime: "vogliamo più strade", "vogliamo più autostrade", "vogliamo più parcheggi"; c'è anche una musica di regime che ha il suono stridente dei clacson; il tutto ripreso con grande enfasi dai mass-media che ne fanno occasione per sostenere a gran voce queste richieste.
Infatti anche questo, come tutti i regimi, ha una diabolica abilità nel costruire utili menzogne e nel rivoltare a proprio favore i propri disastri:
Unica consolazione in questo nerissimo panorama è che tutti i regimi incontrano prima o poi una fine traumatica, non resta che sperare che lo stesso avvenga anche per il regime motoristico ...