I 10 disastri della motorizzazione
Il furto di spazio: traffico e parcheggi
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Probabilmente il principale male dovuto alla proprietà privata dell'automobile è questo del furto di spazio.

L'idea che alcuni trovarono rivoluzionaria e che si è rivelata infernale è quella di dare un'automobile privata a tutti o quasi gli esseri umani. Conseguenze catastrofiche:

  1. foto Traffico: nella maggior parte dei casi l'auto ha a bordo il solo guidatore, o due persone; l'ingombro rispetto a un pedone (meno di un metro quadrato) o anche a un ciclista aumenta di un ordine di grandezza, almeno dieci volte: furto di spazio appunto; le auto in movimento poi richiedono un certo margine e quindi lo spazio richiesto aumenta ancora. Questo genera la necessità di costruire strade sempre più larghe, tangenziali, passanti ecc.ecc. devastando sempre più il territorio e rubando sempre più spazio. L'esistenza delle quali incoraggia cose come i grandi centri commerciali che a loro volta incoraggiano l'uso dell'auto privata in un infernale circolo vizioso.
  2. foto Parcheggi nella maggior parte dei casi il proprietario dell'auto la usa per una percentuale di tempo relativamente piccola nel corso della giornata. Quindi l'auto occupa spazio non solo quando viene usata ma anche quando viene lasciata ferma, parcheggiata, cioè inutilizzata da qualche parte; chi usa l'auto pretende di trovare un posto per la medesima ovunque vada, a casa, in ufficio, a scuola, vicino ai negozi e ai centri commerciali ... e dunque ogni auto pretende ormai non solo uno ma sempre più posti-auto, creando la necessità di costruire ovunque parcheggi, garage, autosilos e consimili obbrobri, con devastazione del territorio. Formidabile spreco di spazio ancor più del precedente.
  3. Paradossalmente questi due effetti negativi sono amplificati dalla smania per auto sempre più spaziose, e quindi più ingombranti, valga per tutti quello dei cosiddetti SUV. La ricerca di maggiore spazio privato provoca un ulteriore furto di spazio pubblico.

Piani antitraffico, semafori intelligenti, zone verdi, blu, gialle ... tanti palliativi, spacciati per farmaci miracolosi, non hanno risolto assolutamente nulla; semplicemente ci si è assuefatti a questa situazione, salvo poi lamentarsi del traffico o delle difficoltà di parcheggiare, avendo completamente dimenticato, rimosso la causa prima di tutto questo: l'auto privata.

Peggio ancora in diversi paesi, sicuramente USA e Italia, si sono varate leggi che impongono la costruzione di parcheggi intorno a supermercati, centri commerciali e persino condomini. Leggi che hanno di fatto incoraggiato e premiato l'uso dell'auto, incrementato a dismisura il traffico e le aree dedicate a parcheggio, rubando sempre più spazio all'ambiente e deturpando il paesaggio. Definire sciagurati e criminali simili provvedimenti è ancora poco.

La soluzione del problema sarebbe quella sognata da E.J. Mishan: abolire proprietà ed uso privato dell'auto, usare solo mezzi pubblici, bus, taxi, treni che occupano in proporzione molto meno spazio per persona e che oltretutto sono in uso e in movimento per una percentuale di tempo molto maggiore (per il resto in deposito) e dunque riducono al minimo lo spreco di spazio. E naturalmente per brevi distanze usare la bicicletta o ... il cavallo di San Francesco, con il minimo di ingombro.

Paradossalmente un simile scenario, che farà impallidire i fanatici dell'auto, è stato recentemente prospettato da Bob Lutz, ex dirigente della più grande industria automobilistica americana.


Sarà vietato guidare un'auto, sarà vietato possedere un'auto.

L'idea non è proprio nuova, ed è già stata ventilata partendo dalla sperimentazione Google, e non solo Google, di auto a guida automatica e dalla crescita di sistemi informatizzati di autonoleggio/taxi come Uber(*).

Il sistema si baserebbe sui cosiddetti moduli standardizzati(*) in pratica taxi a guida automatica, grandi o piccoli, individuali o collettivi; questi moduli sarebbero in circolazione quasi continua gestiti da un enorme sistema informatizzato. Funzionerebbe un po' come un ascensore, ma a molte dimensioni: l'utente che ha necessità di andare dal luogo A al luogo B, più o meno lontano, farebbe una chiamata, il sistema troverebbe un modulo disponibile nei paraggi, all'arrivo l'utente premerebbe qualche pulsante per scegliere la destinazione e pagherebbe con bancomat o altro sistema automatico, e il modulo lo porterebbe automaticamente a destinazione; un modulo individuale equivarrebbe a un taxi, ma avrebbe costi minori non essendoci un autista da retribuire; un modulo collettivo potrebbe fermarsi lungo il percorso a caricare altri utenti che debbano percorrere un tragitto almeno in parte coincidente; sarebbe l'equivalente di un minibus a percorso variabile, di costo ovviamente inferiore al precedente. Sulle linee ad alta velocità, autostrade(*) o ferrovie o altro(*), più moduli verrebbero agganciati in un treno.

Nel novembre 2017, Bob Lutz, il già citato 85-enne ex dirigente della General Motors (il gran nemico ...) ha scritto un articolo sulla rivista Automotive News, prevedendo che tra vent'anni le auto saranno tutte e guida automatica, sarà inevitabilmente proibita la guida ai privati, e probabilmente ben pochi possiederanno ancora un modulo/auto privato (Everyone will have 5 years to get their car off the road or sell it for scrap=ognuno avrà 5 anni per togliere la sua auto dalla strada o venderla come rottame), un po' come oggi i cavalli, uno sfizio che solo qualche riccone potrà continuare a coltivare nelle sue proprietà, mentre la mobilità sarà assicurata da sistemi come quello descritto sopra.

Che dire di un simile scenario? Pro e contro:

  1. Servizio pubblico: positivo il fatto che si tornerebbe al trasporto pubblico, liquidando o riducendo al minimo il numero di veicoli privati. Lutz prevede che il servizio sarebbe gestito dai colossi del settore, Uber e simili, quindi gestione privata; la cosa ha aspetti inquietanti, ma già oggi il trasporto aereo funziona così.
  2. Spazio: un sistema di moduli in movimento continuo richiederebbe un numero di veicoli molto minore, direi almeno un ordine di grandezza (10 volte di meno); parcheggi, garage, autosilos diverrebbero inutili, e grandi aree sarebbero liberate e restituite all'ambiente, eliminando uno degli aspetti più obbrobriosi della motorizzazione privata.
  3. Energia: un sistema informatico efficiente dovrebbe ridurre i consumi energetici, condividendo moduli, agganciandoli in treni e scegliendo il percorso ottimale. Però se si punta all'alta velocità si avranno maggiori consumi energetici ... dipende molto da come si produrrà l'energia.
  4. Traffico: dovrebbe essere più ordinato e alquanto ridotto, ma temo che la riduzione non sarebbe così drastica come quella dei parcheggi.
  5. Sicurezza: i moduli standard viaggerebbero a velocità standard, niente eccessi di velocità, niente passaggi col rosso, niente velleità di sorpasso, niente esibizioni velocistiche, niente colpi di sonno o malori; insomma dovrebbero essere più sicuri con riduzione dei morti sulle strade; ma chi si occupa di software sa bene che nessun sistema può essere infallibile, anche un software può avere il suo colpo di sonno; occorrono insomma sistemi software molto, molto affidabili.
  6. Tempo: il viaggiatore non più impegnato dalla guida potrebbe utilizzare il tempo di viaggio per leggere, lavorare al computer, o semplicemente riposare; ovviamente questo è vero già oggi viaggiando su mezzi pubblici come treno o aereo. Dipende anche dal comfort di viaggio: scrivere o lavorare su un mezzo su gomma che corre su strada (bus o auto) non è oggi così facile come su mezzi più stabili e confortevoli come treni e aerei.
  7. Inquinamento: questo non dipende dalla guida umana o automatica, ma dal tipo di energia e di motori usati.

C'è però anche qualche aspetto problematico: a) l'introduzione di un tale sistema potrebbe incontrare l'opposizione di quelli che gli piace guidare e starebbero male all'idea di non avere più un'auto propria sotto casa (una simile genia esiste ...); b) l'industria automobilistica è una delle lobby più potenti; già nel 2008 la General Motors era sull'orlo del fallimento e riuscì a farsi salvare con il pubblico denaro; ora di fronte alla prospettiva di un drastico calo delle vendite, potrebbe forzare le cose per salvare la proprietà privata dei moduli/auto vanificando i su-elencati aspetti positivi; c) un simile sistema avrebbe difficoltà a convivere con veicoli a guida umana, di qui la prospettata necessità di proibirli; sulle linee ad alta velocità saranno inevitabilmente ammessi solo i moduli standard, ma cosa succederà sulle altre strade, in campagna, in montagna, nelle città?


E i ciclisti? E i pedoni?

Che spazio resterà per ciclisti e pedoni? Non vorrei venissero spazzati via anche loro per non intralciare la circolazione dei moduli a guida automatica.

C'è insomma da sperare che sopravviva anzi sia ampliata la rete dei percorsi ciclo-pedonali o greenways; la bicicletta resta di gran lunga il veicolo che occupa meno spazio e consuma meno energia.


Succederà veramente?

foto Superfluo aggiungere che simili previsioni futuristiche sono sempre azzardate sia per i tempi (20 anni? ... la cifra va presa con beneficio d'inventario) sia per il progetto, la storia dell'uomo è piena di meravigliosi progetti futuri rimasti nel libro dei sogni; la fine dell'era delle automobili era già stata annunciata dopo la grande crisi petrolifera del 1973, ci fu una crisi ma poi l'egemonia automobilistica recidivò peggio di prima; certo la previsione di Lutz è più credibile venendo da un uomo del partito dell'automobile, ed essendo basata su tecnologie in buona parte già esistenti o in avanzato sviluppo; esistono già treni e metropolitane a guida automatica, che però richiedono un'infrastruttura (stazioni) ad hoc; esistono già da anni veicoli aerei e terrestri senza pilota umano, come i droni e i rover che riescono a muoversi autonomamente persino su una superficie accidentata e sconosciuta come quella di Marte (senza problemi di traffico però!!).

In diverse città Amsterdam, Helsinki, Lione, Parigi, Singapore, Sion, Stoccolma e altre, sono già in sperimentazione minibus senza guidatore, per ora solo su brevi percorsi in zone a traffico limitato. Percorsi ridicoli, che si possono fare benissimo a piedi o in bici, ma è solo l'inizio.

Decisamente più ambizioso il progetto giapponese SBDrive, un bus driverless in aree rurali poco popolate, per riattivare linee di bus dismesse per motivi economici. Un video dà un'efficace idea del progetto, che si vorrebbe operativo già dal 2020.

Insomma la tecnologia driverless c'è già e viene già utilizzata sia pur limitatamente; se sarà usata in modo virtuoso puntando sul servizio pubblico apporterà notevoli benefici; se sarà usata in modo vizioso continuando a privilegiare la proprietà privata dei veicoli a motore, c'è da temere una devastazione dell'ambiente come prima, peggio di prima.

Chi vivrà vedrà.